ASSISI - “Figlio per quanto ti è possibile trattati bene (…) non privarti di un giorno felice, non ti sfugga nulla di un legittimo desiderio”. (Sir. 14, 11-16). Un versetto della Sacra Scrittura con il quale Papa Francesco nella Evangelii Gaudium ricorda che la gioia è la connotazione del cristiano. Consiste in quella beatitudine e serenità con la quale il credente vive momenti oscuri e di prova consapevole "di non essere sballottato da qualsiasi vento di dottrina varia e peregrina, ma dal vento dello Spirito Santo che soffia dove vuole, dito della mano di Dio che crea, salva e fa nuove tutte le cose”. La comunità parrocchiale della cattedrale di san Rufino si è impegnata a vivere tutto questo nel cammino quaresimale, nel rispetto delle norme dettate dalle circostanze, ha continuato con coraggio il suo cammino di fede anche comunitario e liturgico, accogliendo l'invito costante del vescovo monsignor Sorrentino "di essere oggi più che mai donne e uomini di speranza attraverso il sorriso a chi in questo momento è più fragile”. Grazie alla paziente cura pastorale del parroco e vicario don Cesare Provenzi, presidente della Fondazione Assisi Caritas e del viceparroco e responsabile dell'Ufficio catechistico e della pastorale vocazionale don Alessandro Picchiarelli e don Dario Resenterra tante sono state le "gocce" di speranza versate durante la Quaresima. La Via Crucis ogni venerdì in cattedrale, in particolare nella terza settimana di Quaresima animata dai giovani e nella quarta dal Vicariato di Assisi; pur sostando nei banchi con il cuore, la mente e lo sguardo al Maestro, con Lui abbiamo girato per le vie di Assisi come un tempo, visitando e facendo nostri i vissuti delle famiglie, anziani, giovani, bambini, malati, con l’abbraccio corale della preghiera che ci fa Corpo Mistico di Cristo. Ogni domenica una messa in più alle ore 11 per i bambini del catechismo e i loro genitori, i catechisti hanno animato con i bambini la Messa, interpretando durante la celebrazione con flash di recitazione la Parola di Dio attualizzandola. Sempre attivo e pieno il Cesto della Carità e la saletta parrocchiale per le necessità di chi è più in difficoltà e, con le dovute precauzioni, recapitati anche a casa quando è stato possibile. “Nessuno è rimasto indietro”: il gruppo missionario e la sensibilità di alcuni hanno raggiunto con la solidarietà la missione in Congo dove la precarietà si è fatta sentire di più per il Covid. Molte le iniziative a distanza con i giovani incontrati attraverso i canali social per continuare il catechismo, il post cresima e per sostenere e non lasciare nella solitudine a casa i nostri giovani. Raggiunti anche i nostri anziani, malati e le famiglie provate dalla quarantena con le telefonate, una bussata di campanello e citofono, impegnandosi in questa pastorale a distanza i nostri sacerdoti, don Dario e le Suore Francescane Immacolatine, il CVS (Centro di volontariato sociale) quando le norme lo hanno permesso. Un cammino quaresimale intenso, vissuto come piccola chiesa nella Chiesa, partecipando alle iniziative indette da Papa Francesco. Domenica 14 marzo mattina si è tenuta la santa messa presieduta dal nostro vescovo Domenico per iniziativa della Conferenza episcopale umbra d’implorare in tutta l’Umbria la fine della pandemia. La novena a san Giuseppe, intronizzato nella cappella del Santissimo in cattedrale, a conclusione di ogni Messa sia a san Rufino che nella parrocchia delle Viole, culminata il 19 marzo con la solennità del padre di Gesù e custode suo e di Maria, falegname e artigiano, modello dei lavoratori, cui Papa Francesco ha voluto dedicare questo anno. Alla santa Messa celebrata da don Alessandro Picchiarelli, un ricordo ai falegnami e artigiani di Assisi che con il lavoro delle loro mani hanno prodotto e curato beni inestimabili per la città. Commovente la cronaca letta a conclusione della Messa da Ivano Bocchini con l’afflato caloroso di un memoriale. Ci ha riportati indietro nel tempo a una delle tante giornate 19 marzo celebrata in passato dai falegnami che si ritrovavano insieme in cammino verso l'eremo, partecipavano alla Messa, condividevano il pranzo e momenti di festa e di allegria semplice e popolare. Che le nostre gocce possano sfociare nei fiumi d’acqua viva della Pasqua.
Suor Maria Rosaria Sorce